Benvenuti al numero 198 di Orazio Food Experience. Un particolare benvenuto a chi si è iscritto nell’ultima settimana!
Oggi è il primo giorno dell’edizione n. 56 di Vinitaly, alla fiera di Verona fino al 17 aprile, la principale vetrina internazionale per il vino italiano. Quest’anno a Verona ci sono oltre 4 mila imprese espositrici e oltre 30 mila (il numero più alto di sempre) operatori stranieri provenienti da 140 paesi. Numerose le degustazioni, masterclass ed eventi nel fitto programma dei quattro giorni. Ieri, alle Gallerie Mercatali, c’è stato quello che ormai dal 2012 è il prologo “di gala” di Vinitaly, OperaWine, con la degustazione a cui ho avuto la fortuna di partecipare, aperta solo su invito a operatori del settore, dei vini di 131 produttori italiani selezionati dalla rivista americana “Wine Spectator”, la più diffusa ed influente rivista del mercato del vino in America (il primo mercato di esportazione del vino italiano di qualità). 25 sono le cantine presenti sin dalla prima edizione del 2012 (Allegrini, Antinori, Bruno Giacosa, Ca’ del Bosco, Castello di Ama, Castello di Volpaia, Famiglia Cotarella, Ferrari, Feudi di San Gregorio, Fontodi, Livio Felluga, Lungarotti, Masi, Masciarelli, Nino Negri, Ornellaia, Paolo Scavino, Pieropan, Planeta, San Felice, Tasca d’Almerita, Tenuta San Guido, Tormaresca, Umani Ronchi e Zenato), tre gli esordi assoluti (l’abruzzese La Valentina, la chiantigiana Isole e Olena e la Tenuta di Argiano, il cui Brunello di Montalcino 2018 è stato eletto, qualche mese fa, in cima alla “Top 100” del mondo di Wine Spectator come “Wine Of The Year”). Tra le regioni (la lista completa delle 131 cantine può essere consultata a questo link), la Toscana è quella più rappresentata a OperaWine con 33 cantine; seguono il Piemonte con 19, il Veneto con 18 e la Sicilia con 16. Le Langhe sono il territorio che annovera più cantine e la Famiglia Antinori, che rappresenta il successo del vino italiano nel mondo, è presente con ben quattro cantine (la Marchesi Antinori, dalla Toscana, Jermann, dal Friuli Venezia Giulia, Prunotto, dalle Langhe e Tormaresca, dalla Puglia). Un bel modo per iniziare. I vini erano buoni e forse avrei dovuto usare la sputacchiera con maggiore costanza vista la difficoltà che ho avuto, ostinandomi a tornare a piedi, nel ritrovare la strada per il mio hotel.
Per chi non è del settore, ma è interessato al vino, da venerdì scorso in città è tornato l’appuntamento “Vinitaly and the City”, il fuorisalone di Vinitaly: quattro giorni di degustazioni, incontri ed eventi alla scoperta dei migliori vini e dei luoghi più significativi del centro storico di Verona. Per quanto Vinitaly sia una manifestazione specificamente diretta agli operatori del settore, per gli appassionati è comunque possibile partecipare all’evento in Fiera (il biglietto giornaliero costa 120 + 6 euro di costi di commissione, quello per i 4 giorni 260 euro +13 euro di costi di commissione. I biglietti si possono acquistare solo via web). Quest’anno, oltre alla partecipazione di ieri a OperaWine, ho deciso di partecipare a tutti i quattro giorni. Approfitterò dell’occasione per incontrare alcuni produttori che già conosco e altri di cui conosco i vini, ma che mi piacerebbe incontrare personalmente oltre a partecipare ad alcune delle numerose masterclass organizzate in fiera.
Quello del vino è un settore che per l’Italia, il primo produttore di vino al mondo, vale 14 miliardi di euro alla produzione, di cui 7,8 miliardi di export nel 2023. Magari non tutti lo sanno, ma si tratta della prima voce della bilancia commerciale agroalimentare italiana. Le aziende del settore sono 530.000 e gli occupati 870.000 solo in Italia. Senza parlare dell’enoturismo, che da solo muove 14 milioni di turisti per un fatturato di 2,5 miliardi. In effetti il vino è un vero ambasciatore, in quanto ha la capacità di raccontare i territori per il legame che ha con la storia, le comunità, la cultura e la natura andando ben oltre le “sole” caratteristiche organolettiche nel calice.
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Questo numero contiene:
La videoricetta: Straccetti di pollo al limone
Il ristorante della settimana: Enigma, Barcellona
Il vino della settimana: Il San Leonardo, un vino rosso tra i bianchi
Se vi viene voglia di acquistare qualcuno degli attrezzi di cucina che uso nelle videoricette, trovate i link ad Amazon nella descrizione dei video sulla pagina YouTube (cliccate “Mostra altro”, perché la lista sta in fondo), o, in mancanza, troverete comunque il modello dell’attrezzo utilizzato.
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La videoricetta: Straccetti di pollo al limone
Una ricetta semplice e salutare, per la cucina di tutti i giorni: gli straccetti pollo al limone. Una squisitezza! Come sempre, nel video trovate tutti i passaggi. Buona visione!
Il ristorante della settimana: Enigma, Barcellona
Siamo a Barcellona, in Carrer Sepùlveda, 38-40. Qui troviamo Enigma, il ristorante di Albert Adrià, un cognome forse un po’ pesante da portare, certo importante nella storia della ristorazione spagnola e mondiale. E certo che da quando muoveva i primi passi come pasticcere al celeberrimo El Bulli, Albert di strada ne ha fatta tanta, sia come ristoratore e fondatore di ristoranti dai concept più diversi, sia come consulente, sia come autore di libri di cucina. Enigma, aperto nel 2016, oggi è “il solo ristorante di Abert Adrià in Spagna” come recita il sito web del locale, “con un offerta gastronomica ispirata dai prodotti di stagione e tutta la conoscenza ed esperienza che lo chef ha acquisito nei suoi oltre 35 anni di carriera professionale”.
Oggi il ristorante ha una formula molto diversa da quella piena di giocoso mistero di alcuni anni fa, in cui ci si muoveva da una stanza all’altra per gustare i vari piatti. Oggi nella bellissima sala si mangia al proprio tavolo, come in un ristorante “normale” assistiti da un servizio che è quasi riduttivo definire eccellente. Il ristorante propone un menu degustazione di 25 portate a 220 euro con la possibilità di varie formule di pairing col vino (oltre alla possibilità di scelta da una carta di vini ben fornita). Il menù cambia ogni mese (anche se ogni giorno c’è qualche piatto nuovo) a seconda del ciclo delle stagioni e di quello che offre il mercato.
Ci sono stato qualche giorno fa e devo dire che l’esperienza è stata entusiasmante, sia per l’eccellenza delle varie portate, sia per l’affabilità e la precisione del personale di sala diretto da Xavi Alba, un vero fuoriclasse dell’accoglienza. E sin da quando si entra nel ristorante tutta la brigata, con Albert nel mezzo, ti accoglie in un virtuale abbraccio, prima di essere condotti al tavolo.
La prima e l’ultima portata sono un tributo El Bulli. Si comincia infatti con i Ravioli liquidi di earl grey tea, un piatto realizzato con una tecnica di sferificazione istantanea e si chiude con dei petit fours chiamati Storia di un sogno, due cioccolatini (uno con cioccolato e sale e uno con rosmarino e zafferano) che venivano firmati a El Bulli da Albert Adrià.
Nel mezzo piatti squisiti, alcuni per me indimenticabili, come ad esempio l’Acciuga del Cantàbrico con pelle di latte e grasso di chuleta, lo Chaud-froid di ricci di mare e salamoia di pernice, i Piselli di Maresme “al caliu” con latte acido, macadamia e bottarga, il Carciofo confitato con succo di olive verdial e l’Anguilla delta dell’Ebro con maiale e salsa verde. E’ un ristorante dove tornerò quanto prima, per me consigliatissimo! Enigma
Il vino della settimana: Il San Leonardo, un vino rosso tra i bianchi
“In una zona conosciuta per i suoi vini bianchi, il sud del Trentino, spicca un vino rosso, che anno dopo anno si è affermato come uno dei più grandi vini rossi italiani, il San Leonardo: un vino che dona emozione, capace di lunga permanenza in cantina.” Inizia così un articolo che ho scritto la primavera scorsa per la rivista We Wealth su un vino che amo particolarmente, il San Leonardo, e che essendo stato pubblicato recentemente anche sul sito web della rivista, mi è possibile linkare . Il San Leonardo, un vino rosso tra i bianchi.
Buona domenica!
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